Farmaci antidepressivi

 

Gli effetti collaterali

 

Tra gli effetti indesiderati più comuni degli antidepressivi classici si riscontrano: secchezza della bocca, disturbi visivi, stitichezza, vertigini, sonnolenza, variazioni del peso corporeo, insonnia, irrequietezza e mal di testa. Particolare attenzione va posta nei confronti dei disturbi della funzione urinaria, sessuale e cardiovascolare. In particolare negli anziani questi effetti possono essere più intensi e gravi: il loro uso in questa categoria di pazienti deve essere motivato e ben monitorato. Gli effetti indesiderati più comuni degli antidepressivi di ultima generazione sono nausea, riduzione dell’appetito, tremori, disturbi del sonno. Sono effetti in genere transitori e compaiono solo nel 10-15% dei soggetti trattati. Non richiedono diete particolari, non inducono aumento di peso, non vi sono particolari interazioni con altri farmaci. Sono sicuri anche per pazienti anziani o con malattie organiche.

 

In conclusione, il profilo rischio-beneficio degli antidepressivi di ultima generazione è spesso migliore di quello di un antidepressivo triciclico tradizionale per la presenza di minori effetti collaterali, migliore tollerabilità con una conseguente maggiore adesione ai trattamenti.

 

Nessuno dei farmaci antidepressivi induce dipendenza o assuefazione. Il loro uso, seppure per lunghi periodi, sotto questo profilo è sicuro così come in genere (almeno per quelli di nuova generazione) la loro tossicità è molto bassa.

 

Regole che è importante conoscere per l’assunzione dei farmaci e la gestione degli effetti collaterali

 

Gli antidepressivi sono farmaci efficaci e sicuri, ma solo l’esperienza di un medico, dopo la diagnosi, può orientare la scelta di un farmaco piuttosto che di un altro.

 

Il farmaco va assunto secondo le indicazioni di dose e di orario e di durata prescritte. La terapia non deve essere sospesa o modificata senza una previa consultazione. L’assunzione di farmaci per altre terapie va segnalata per evitare eventuali interazioni. Eventuali fastidi durante il trattamento vanno comunicati. In caso di secchezza delle fauci bere molta acqua, tenere in bocca caramelle senza zucchero, curare bene l’igiene dentale. Preferire una alimentazione a base di frutta, verdura e pesce. In caso di stitichezza assumere fibre e liquidi limitando se possibile l’uso di lassativi. Fare movimento all’aria aperta per contrastare gli effetti sulla pressione. Conservare i farmaci lontano dalle sorgenti di calore e non tenerli in bagno perché calore e umidità possono degradarli. Tenere i farmaci lontano dai bambini. Se ci si accorge di aver saltato una dose dopo 6/8 ore, assumere la dose successiva non raddoppiandola. Contenere il consumo di caffè, thè, bevande contenenti caffeina, e ridurre al massimo o abolire l’assunzione di vino, birra, alcolici in genere. Informare gli altri medici (dentista, anestesista ecc.) dell’assunzione di farmaci antidepressivi: spesso non è necessario interromperli, o se è il caso solo per pochi giorni. Durante la terapia con antidepressivi possono essere assunti contraccettivi orali.

 

Gravidanza e allattamento

 

In genere, durante la gravidanza sono rari i casi di depressione. Più frequenti, invece, nel periodo successivo al parto (puerperio) e durante l'allattamento. Se una donna manifesta depressione durante il primo trimestre è opportuno evitare la somministrazione di farmaci. Nel caso di depressione nel secondo e terzo trimestre valutare le opportunità terapeutiche con lo specialista. Nell’allattamento vi è una percentuale dal 30 al 70% di donne che presenta tristezza post partum, il 10-20% una depressione di media gravità. La tristezza post partum nella maggioranza dei casi si manifesta entro la prima settimana dal parto e si risolve spontaneamente nel giro di 7-10 giorni. Nei casi che evolvono verso una depressione si rende necessaria l’interruzione dell’allattamento e la somministrazione di farmaci. Se una paziente ha intenzione di iniziare una gravidanza ed è in cura con farmaci antidepressivi è bene che ne parli col suo medico per valutare i tempi e le modalità di sospensione delle terapie.

 

Soggetti con patologie cardiologiche

 

Nel caso di persone affette da problemi del ritmo, precedenti situazioni ischemiche infartuali o di angina pectoris, vanno evitati gli antidepressivi triciclici in quanto agiscono sul ritmo cardiaco complicandone lo stato. In questi casi è meglio assumere i nuovi prodotti (SSRI, SNRI) che possono essere utilizzati senza rischio a dosi consigliate e con particolare beneficio sugli esiti anche della malattia cardiologica. Lo stesso vale per problemi di ipertensione arteriosa o insufficienza cardiaca dove sono sconsigliati i triciclici o gli IMAO.

 

Glaucoma

 

In caso di glaucoma va assolutamente evitato l’uso di antidepressivi triciclici che possono, con la loro azione, aggravare la patologia oculare.

 

Ipertrofia prostatica

 

Lo stesso discorso vale per le persone sofferenti di ipertrofia prostatica che può giungere fino alla ritenzione acuta di urina.

 

Il paziente depresso anziano

 

La depressione nell’anziano ha una frequenza del 13-25%. Spesso è in copresenza di una malattia organica e questa può essere influenzata dal decorso della depressione. Spesso, i soggetti anziani sono in trattamento con più farmaci: per questo motivo è particolarmente importante tenere conto sia delle modificate capacità metaboliche che delle interazioni farmacologiche con altre molecole, in particolare con steroidi, antiaritmici, anticoagulanti, antiasmatici. Per tale motivo è consigliabile utilizzare per il trattamento SSRI o SNRI piuttosto che antidepressivi triciclici. Inoltre, questi ultimi possono, a causa della loro azione, indurre disturbi dell’attenzione, concentrazione e memoria con ulteriore peggioramento delle capacità prestazionali, funzionali e relazionali dell’anziano, compromettendone in ultima analisi la sua qualità della vita. Al contrario, l’uso degli antidepressivi di nuova generazione oltre ad una specificazione sulla depressione sembra svolgere una funzione positiva a livello delle funzioni cognitive.

 

Farmaci e attività sessuale

 

In alcuni soggetti, i farmaci antidepressivi possono indurre delle difficoltà nella sfera sessuale, in particolar modo sia con riduzione del desiderio, analogamente a quanto già avviene in seguito alla depressione stessa, sia con difficoltà nel raggiungere l’orgasmo o l’erezione ed eiaculazione. Questi sono spesso effetti transitori che in ogni caso scompaiono con l’interruzione del trattamento. In ogni caso è bene che la persona ne parli apertamente con lo specialista per valutare l’eventuale uso di farmaci antagonisti, diminuzioni di dosaggio o cambiamento di farmaco.

 

Le psicoterapie

 

Esistono diversi approcci di tipo psicologico al trattamento della depressione: cognitivo-comportamentale, interpersonale, psicodinamico, fenomenologico, etc. Gli studi più recenti indicano una percentuale di successo del 30-35% per la sola psicoterapia. Particolarmente indicate nelle forme lievi e moderate, dove il tasso di successo sembra più elevato. Nelle forme gravi, invece, il trattamento farmacologico rimane il punto basilare del trattamento, pur beneficiando di un approccio psicologico di supporto.

 

In senso generale le psicoterapie agiscono nel modificare alcune convinzioni o pensieri o attitudini (comportamenti) errati o a sostenere e aiutare in modo continuativo l’individuo o infine a migliorare le relazioni interpersonali e la stima di sé. Può essere particolarmente indicato un approccio psicoterapico nelle forme depressive cosiddette reattive o situazionali, scatenate cioè da eventi specifici e limitati nel tempo (stress, lutti, conflitti personali e relazionali). La psicoterapia non va considerata una alternativa alla farmacoterapia e comunque, qualunque sia l’approccio, va sempre consigliata da uno specialista psichiatra.